Il lupo e l’orco

Esercizio sulla favola. Rielabora Cappuccetto Rosso mantenendone le figure base e le caratteristiche dei personaggi.

Cappuccetto: Apro gli occhi, mi fa male tutto. Il sangue, lo sento ovunque, sul naso, sulle labbra. Quell’odore ferroso. Provo a tirarmi su, ma sono legata con una catena, corta, praticamente non mi muovo. Come sono finita qui? È tutto buio, dove sono? Silenzio. È una caverna, una buca, cos’è? Dove mi trovo? Mi alzo con fatica e poi quel dolore immenso, mi sento sporca, ferita. La testa gira. Che ore sono? Mamma? Un brivido mi attraversa. Aiu-aiuto! Provo, prima debolmente, poi strillando con quanto fiato in gola posso avere, ma ne esce poco più di un rantolo. Inizio a piangere ed ecco, riaffiorano i primi ricordi. Le mani addosso, la barba ispida: oddio… CHE ORRORE! Vomito.

Il buono: Maledetta carogna! Bestia! L’ho visto che l’hai portata via tu! Anche la nonna! Canaglia schifosa, ti cercherò e ti stanerò. Sento il vento, cerco le tracce, leggo le orme. Ma la furia mi intorpidisce i sensi, sono rallentato, ma non mi fermo. Mi hai colpito e sono svenuto, ma ora mi sono ripreso. Non ti darò tregua, bestia maledetta.

Cappuccetto: Come sono finita qui? Dunque, vago in cerca di un ricordo e la prima foto mi vede in casa della nonna. Ma…perché non ero a casa mia? Perché mi trovavo dalla nonna? Questo non lo ricordo, so che era venuta a casa nostra, aveva discusso con mamma e mi aveva portato via, quasi di nascosto. Ma non ricordo, non ricordo, dannazione! Riprovo. Ero nella camera della nonna. Eccola, che entra e mi abbraccia a lungo con dolore, gli occhi rigati dalle lacrime, mi stringe forte, come se fosse l’ultima volta. “Cappuccetto rosso”, gli occhi profondi e seri m’inchiodano al muro, “Vado alla polizia. È meglio che tu non venga con me, è troppo pericoloso per te andare fuori. Resta qui, non aprire a nessuno, nemmeno alla mamma. Sistemeremo tutto, fidati di me. Me lo prometti?”. Non capivo, ma lo sguardo della nonna non ammetteva repliche. Quindi risposi “Certo nonna, te lo prometto. Rimango qui e ti aspetterò. Ma cosa è successo?”. Nessuna risposta, un bacio umido sulla guancia e un sussurro lieve: “Ti voglio bene, piccola”.

Il buono: Eccola! Una traccia, leggera quasi impalpabile, ma una traccia. La inizio a seguire mentre diventa sempre più forte. Ti trovo, ti trovo e affronterai tutta la mia furia. Se mi fossi mosso un po’ prima, se avessi lasciato perdere la vecchia, sarei arrivato in tempo, l’avrei intercettata. Me l’ha portata via sotto gli occhi, forse l’ho spaventata e si è consegnata alla bestia con mani e piedi legati.

Cappuccetto: È sempre buio qui, ma sto zitta, zitta, magari quello là fuori si scorda di me e non sono più costretta a…oddio. Si apre un’altra finestrella sul buio della mia testa. “Che assurdità dice a volte la nonna. Non tornare a casa, non aprire a nessuno manco alla mamma”. Figuriamoci. Forse la nonna inizia a farsi vecchia, anche se mi sembrava davvero spaventata, come se avesse visto dei mostri. Le scrivo un biglietto e poi mi avvio per il bosco e torno a casa. Ecco, carta e penna: “Cara Nonna, torno dalla mamma che starà in pensiero se non mi vede tornare. Non ti preoccupare, ti chiamo stasera. Ti voglio bene, un bacio”. E poi sono uscita.

Il cattivo: Ma un occhio ti seguiva, Cappuccetto rosso. Anzi, due occhi, gialli, avidi, affamati. Ti seguono; ma prima hanno un altro compito da portare a termine, poi si occuperanno di te. Eccola, quella vecchia schifosa, deve aver capito qualcosa, forse mi aveva visto mentre uscivo dalla casa della mamma oppure mentre erano in mezzo al bosco. Ma poi, perché a casa della vecchia? Non erano questi i patti. “Ciao vecchia, non ti aspettavi di vedermi eh? Dov’è che stai andando, pazza? Alla polizia eh? Ora ti sistemo!”…Un lavoretto rapido e facile. Non appetitoso certo, come quel bocconcino che mi aspetta. Ora posso dedicarmi a lei. Ululo forte, di una gioia bramata e affamata.

Cappuccetto: Ma che era quel verso bestiale? Di colpo, ricordo qualcosa in più. Un rumore animalesco, che ancora adesso mi atterrisce, un ululato famelico. Sembrava un lupo, un animale in caccia. Mi assale l’inquietudine, proprio mentre il bosco si fa sempre più scuro. Gli abeti fitti non fanno più passare uno straccio di luce, l’aria è ovattata, i primi rami che cadono mi fanno trasalire. Accelero il passo mentre il cuore va sempre più forte. Ripenso all’ululato: un lupo? Oh cazzo, era un lupo quello? Cazzo, cazzo, cazzo, aveva ragione la nonna! E ora che faccio? Troppo lontana per tornare indietro. Sento un altro fruscio, un po’ più vicino di prima.

Il buono: Ero io il fruscio Cappuccetto! Avevo fatto una corsa con i polmoni che mi scoppiavano, ferendomi con i rovi e venendo frustato in viso dai rami verdi. E invece quando mi hai visto sei scappata! Perché, perché? Ma ti ritrovo, piccola, ti ritrovo e ti porto via da questo posto infame e da quella lurida bestia.

Il cattivo: E quello lì nel bosco, che voleva fare, l’eroe?, stupido che non sei altro, come osi interferire con la mia preda. Non mi ha manco sentito arrivare, l’ho lasciato lì steso per terra. Per fortuna non ha fatto rumore.

Cappuccetto: Torno con la mente in quel bosco, l’oscurità della caverna mi è quasi d’aiuto, metto meglio a fuoco. Un lupo? Sbianco. Ricordo che poi sono stata distratta da un altro rumore, qualcuno che mi chiama! Mamma!! Dalla tensione quasi crollo a terra. Corro verso di lei, che sollievo! Quel bosco. Mamma, portami via, portami a casa. Mamma che mi guarda, si ferma, abbassa lo sguardo. Mamma cosa sono quei soldi che ti sbucano dalla tasca? Poi il buio. Impenetrabile.

Il buono: Sto arrivando bestia. Pagherai

Il cattivo: Ciondolante e assorto torno verso la grotta. Un ghigno sul viso, i denti affilati che già pregustano il banchetto: sono un mostro, una bestia? E lei allora? Lei me l’ha messa su un piatto d’argento, con tanto di mela in bocca, non ho dovuto neppure faticare, la mia preda più facile. Ma cosa diamine è stato che…

Cappuccetto: Buio nel bosco, buio ora. Ho paura. Ecco, torna. Oddio, vomito di nuovo, Dio ti prego, se esisti, fammi morire ora, subito, adesso. Poi un grido, rumori di lotta, un ululato strozzato. Poi più nulla. Aspetta, qualcosa si muove, viene verso di me: un passo felpato, leggero. Svengo.

Il buono: Farlo fuori è stata solo una piccola soddisfazione in più. Un cacciatore vale doppio per noi. Eccomi a te, Cappuccetto… è finita, piccola, è finita. Vieni piccola, vieni con me, fidati. Sono un lupo, non un orco.

Leave a comment